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Piero Busso: il Barbaresco di Neive

Piero Busso: il Barbaresco di Neive

La mia prima esperienza lavorativa

Onestamente, non poteva non essere il primo produttore di cui parlare, e sicuramente sarà anche quello su cui mi soffermerò maggiormente. Parlando a posteriori potrei dire che tutte le basi della mia idea sono state poste qui, a partire da un classico pomeriggio di Aprile di Langa, freddo, ma con un sole che ti riempie la pancia e gli occhi. Era l’Aprile del 2010, ed io, agitato più che mai, percorrevo la salita degli Albesani amorevolmente supportato e rassicurato da Cristina, per incontrare la famiglia Busso e chiedere la disponibilità per effettuare presso la loro azienda il tirocinio universitario. Appena arrivato la sensazione è stata quella di trovarsi nel posto giusto, con Ramon, un cucciolo di Cane Corso che mi corre incontro giusto per fare ancor più breccia nel mio cuore, come se le persone che avrei conosciuto di lì a poco non sarebbero riusciti a farla nell’immediato futuro. Ci conosciamo, ed entrambi felici ci diamo l’appuntamento a Settembre… beh, io non vedevo l’ora arrivasse Settembre!

Passo l’estate in Toscana, ed il 3 Settembre mi faccio trovare pronto per la mia prima vendemmia da Piero Busso. Sceso dalla macchina mi tremavano le gambe come ad un bambino; avevo paura di non saper fare le cose, ero emozionato all’ennesima potenza, ma in un attimo avevo forbici e ceste in mano, pronto a lavorare sotto la sapiente supervisione di Lucia. Dopo poco conobbi anche Pierguido, che fin da subito ho chiamato Pier. Fine delle paure. Nel giro di due giorni sono stato trattato come uno di famiglia, vendemmiavo con la nonna Adda, con Lucia, con Emanuela (sorella di Pier), e poi quando era il momento di caricare le ceste sul trattore, aiutavo Pier. Nel periodo successivo alla vendemmia ho lavorato in cantina con Pier, e perché no, mi rendevo disponibile ad aiutare in qualsiasi cosa mi venisse richiesta; non mi sentivo un tirocinante, mi sentivo un nipote, e sono stato trattato come tale.

Rimontaggi, travasi, svinature, ero felice: la famiglia Busso si trovava bene con me, tanto da richiedere un prolungamento del tirocinio; per me era motivo di grande orgoglio.

Piano piano sono riuscito a fare breccia anche in colui che in principio sembrò quasi scostante nei miei confronti, Piero, il padre di Pier, magari grazie alle chiacchierate del più e del meno durante il pranzo, oppure perché mi vedeva volenteroso e realmente interessato ad imparare da loro. Purtroppo l’esperienza ebbe fine a Dicembre, quando dovetti tornare in Toscana, ma questo fu solo il primo atto di una collaborazione che, per mia sorpresa, mi venne richiesta per tutti gli anni successivi fino al 2016 sempre all’incirca durante il periodo della vendemmia. Vi chiederete perché parlo maggiormente dei rapporti personali rispetto a tutto ciò che ruota intorno ai processi di vinificazione, ai lavori in vigna, alle etichette, alle fascette, alle spedizioni, alle vasche di fermentazione, alla cantina ecc ecc

Beh, dalla famiglia Busso ho imparato in primo luogo ad amare il vino, e a rispettare la terra e la natura in tutte le loro forme; per ciò che li riguarda credo però che tutto ciò parta innanzitutto dal rispetto per l’uomo e dall’amore per la famiglia, che si rispecchia poi nell’ambito lavorativo. Il rispetto per la terra, per gli insetti che la abitano, per la vite che ne trae nutrimento, per le vite che la lavorano, per le falde acquifere, è alla base dell’idea lavorativa della famiglia Busso, che trascende quindi dalle leggi di un mercato che premia la facilità di esecuzione e la riduzione dei costi di lavorazione al fine di inserire in commercio un prodotto ad un prezzo sempre più basso, sposando invece quello che per Piero è l’unico modo giusto di produrre vino: la qualità, senza se e senza ma. Logica conseguenza della produzione di qualità, è la ricerca di una propria identità, di un proprio carattere e di una propria diversità, così da valorizzare al massimo l’espressione della terra e della mano che la conduce, cosa che i Busso sanno fare alla perfezione con i loro vini, Barbere, Nebbioli o Barbareschi che siano. Fin dal momento della vendemmia, Piero e Pier prendono per mano l’uva e l’accompagnano senza invasive manipolazioni attraverso i processi di vinificazione, fino a raggiungere la sua massima espressione nel vino.

Ecco da dove tutto è iniziato, ecco la parte romantica del vino che mi ha fatto innamorare di questo mondo.

Sarò eternamente grato alla famiglia Busso per tutto quello che ha fatto per me, in quanto ha di fatto decentrato la mia attenzione dal vino inteso come prodotto, per concentrarla verso le persone che il vino lo producono nel modo giusto, nel rispetto della terra, del vino, delle persone che lo lavorano e del consumatore che lo apprezza.

Guarda i vini di Piero Busso

 

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